Pubblichiamo un approfondimento in merito al Piano Strutturale, cui l’Amministrazione Comunale sta lavorando in collaborazione con l’Università di Napoli. Questa la domanda cui si proverà a rispondere: cosa è un Piano Strutturale?
1. In via preliminare: si chiamano strumenti urbanistici l’insieme degli atti amministrativi – di competenza regionale, provinciale o comunale - che hanno lo scopo di regolare l'utilizzo di un territorio, in funzione della sua trasformazione o della sua conservazione. Il Piano Strutturale è, appunto, uno strumento urbanistico di competenza comunale.
2. In Basilicata la disciplina degli strumenti urbanistici è dettata dalla legge regionale n. 23 del 11.08.1999 intitolata, non a caso, “Tutela, governo e uso del territorio”. La legge urbanistica regionale introduce un’architettura innovativa del processo di pianificazione urbanistica. Il nuovo sistema si articola su più livelli di pianificazione, ciascuno con un differente grado di vincolatività e una specifica prospettiva temporale. La potestà pianificatoria dei comuni si articola su quattro possibili livelli: a) Piano Strutturale Comunale (art. 14 l. r.); b) Piani Operativi (art. 15 l. r.); c) Regolamento Urbanistico (art. 16 l. r.); d) Piani Attuativi (art. 17 della l.r.).
3. Il Piano Strutturale Comunale rappresenta lo strumento di indirizzo strategico per l’intero territorio comunale, con validità a tempo indeterminato. In particolare:
*) esso individua le cosiddette “invarianti territoriali”, ossia le aree di valore storico, paesaggistico e ambientale, nonché le infrastrutture di scala vasta, configurandole come l’ossatura imprescindibile del territorio, migliorabile ma non alterabile;
*) stabilisce gli obiettivi di lungo periodo e le strategie di sviluppo del territorio, demandando alle successive fasi operative la concreta attribuzione di diritti edificatori.
Fondamentale è il Quadro Conoscitivo, che integra analisi cartografiche, storiche e statistiche, con strumenti di partecipazione pubblica, rafforzando il principio di una pianificazione condivisa e trasparente. Per garantire la massima diffusione e comprensione di tali principi, è previsto un Documento Preliminare (art. 11 della l.r.), che anticipa e guida il processo decisionale.
4. I Piani Operativi, validi per un quinquennio (eventualmente rinnovabile per altri cinque anni), intervengono sulle aree di trasformazione urbana, attribuendo diritti edificatori e regolando le modalità di urbanizzazione. Qualora il P.O. approvato contenga gli elaborali necessari, esso produce gli effetti anche del Piano attuativo di cui al successivo punto 7.
5. Il Regolamento Urbanistico costituisce lo strumento urbanistico obbligatorio per tutti i comuni della Basilicata e disciplina esclusivamente le aree già urbanizzate (e quindi, prevalentemente, le zone A e B del D.M. 1444/1968), ovvero, per usare la lettera della legge, gli “insediamenti esistenti sull'intero territorio comunale”. Qui si determinano le regole edilizie e i criteri per il completamento degli insediamenti.
6. Infine, la legge prevede la possibilità di Piani Attuativi, destinati a concretizzare ulteriormente le trasformazioni urbanistiche sia nelle aree definite dai Piani Operativi, sia all’interno del tessuto urbanizzato regolato dal Regolamento Urbanistico. Questa articolazione permette di calibrare con maggiore precisione l’attuazione delle scelte pianificatorie. Sono esempi di Piani Attuativi: i Piani di Lottizzazione, i Piani Particolareggiati o i Piani per gli Insediamenti Produttivi.
7. Provando a dare maggiore concretezza all’analisi, proviamo ad esemplificare i possibili contenuti del PSC con riferimento al nostro comune. Anche alla stregua delle direttive dettate dal Consiglio Comunale con la deliberazione n. 38 del 27.12.2023, lo Strutturale, a titolo meramente esemplificativo, sarebbe l’atto potenzialmente in grado di:
- individuare le aree del territorio di interesse naturalistico - ambientale da vincolare a specifici regimi finalizzati alla loro conservazione, nonché ad una valorizzazione e fruizione “controllata”. Così potrebbe essere per la perimetrazione di una Riserva dei Calanchi Pisticcesi, o dell’Oasi di Fosso La Noce, o dell’area umida della Salandrella;
- delimitare un’area di sviluppo turistico tra l’abitato di Pisticci e quello di Marconia (la cosiddetta “turistico-collinare”) dove consentire la realizzazione di interventi con destinazioni non solo strumentali all’attività agricola ma finalizzate alla residenza;
- operare una ricognizione delle infrastrutture viarie del territorio (strade, ferrovie, aereoporti, porti) per eventualmente riprogrammare il sistema dei collegamenti dall’esterno del territorio e all’interno del territorio. Tanto anche al fine di progettare una rete viaria di tipo ciclopedonale;
- individuare nuovi ambiti da destinare alle attività produttive e alle attività alle stesse connesse (zone artigianali, centri intermodali, hub logistici, poli fieristici, ecc.), magari da posizionare lungo gli assi viari principali come la SS 106 Jonica;
- riorganizzare il “sistema” della fascia costiera, trovando il giusto equilibrio tra nuove opportunità di sviluppo e conservazione, valorizzazione e fruizione degli habitat esitenti.
8. Sono solo degli esempi che tuttavia appaiono significativi circa la valenza strategica dello strumento e su quanto lo stesso possa risultare determinante per il futuro della comunità cittadina.